Ci sono persone con storie drammatiche, storie familiari squarciate dalla malattia, dalla violenza, dalla morte di qualcuno che le amava e che loro amavano. Qualcuno che avrebbe dovuto proteggerle dal mondo, dalla vita e dalla morte da cui lui stesso è stato portato via.
E poi ce ne sono altre con storie apparentemente normali, storie comuni, come quella di tanti. Storie nelle quali mancano i segni di una vita sciupata dalla sofferenza.
Le persone con queste storie, possono avere comunque delle ferite, forse meno marcate, meno evidenti. Forse nascoste. Le ferite di coloro ai quali è mancato quello sguardo amorevole, le ferite di un'infanzia negata, percorsa troppo in fretta sotto il peso delle responsabilità. O ancora, le ferite di chi è stato un bambino incompreso. Di chi è rimasto invisibile troppo a lungo.
Nella stanza dello psicologo, è possibile ripercorrere la propria storia, momento dopo momento.
Narrare la nostra storia ci aiuta a raccogliere noi stessi e tutti quei pezzi sparsi dentro di noi, dove abitano le emozioni inespresse, soffocate, che nel frattempo sono diventate macigni intollerabili, oppure si sono spente nell'indifferenza o nella noncuranza di coloro ai quali erano rivolte.
Narrare la nostra storia ci permette di penetrare in un mondo che abbiamo lasciato, come quello dell'infanzia, che però non è mai lasciato del tutto. Continua ad esistere in qualche angolo dentro di noi.
Narrare la nostra storia ci aiuta a darle dignità, a trovare delle parole nostre per raccontarla. Parole che corrispondono ad emozioni taciute, a modi di essere mai affiorati perché sepolti troppo in profondità.
Perché le parole possono rivelarci quel che è già dentro di noi, anche se non detto, e qualche volta neanche pensato.