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Il cibo: l’ amato e l’ odiato

Il nostro rapporto col cibo e con l'alimentazione è complesso, pieno di implicazioni personali, di desideri, paure e bisogni che vanno al di là di quelli fisiologici.

Il cibo infatti, non è mai soltanto cibo. È un riempitivo, qualcosa che consola, gratifica, coccola, fa sentire meno soli. È il partner che non potrà mai abbandonarci. Non può ferirci o deluderci. È sempre disponibile, non dice mai di no. Dal cibo sappiamo sempre cosa aspettarci. 

Però il cibo portando con sé la minaccia del grasso, e quindi del disprezzo, si presta a divenire un piacere a cui dobbiamo rinunciare. 

Ci rimpinziamo non solo per la gratificazione legata al cibo. Non solo per ottenere quel piacere che ci viene dato, ma anche per ottenere quel che ci viene tolto: ossia la libertà di poter mangiare tutto quello che vogliamo. In altre parole oltre che per l'appagamento correlato al cibo, ci abbuffiamo per sfuggire all'intollerabile privazione che ci siamo imposti.


L'aiuto di uno psicologo può aiutare il soggetto a comprendere le ragioni che lo inducono a mangiare troppo. Può guidarlo nella comprensione di cosa il cibo rappresenta per lui, per aiutarlo pian piano a svuotarlo di quei significati.